Saturazione di ossigeno nel sangue: cosa fare in caso di valori troppo bassi
Cefalea, affanno e confusione mentale sono solo tre dei sintomi che possono comparire quando i livelli di saturazione dell’ossigeno nel sangue scendono al di sotto dei livelli di guardia. È per questo motivo che, tenerne sotto controllo i valori, soprattutto in soggetti a rischio, è di fondamentale importanza.
Misurare la saturazione del sangue è d’altronde estremamente semplice, in quanto è sufficiente fare uso del saturimetro, noto anche come ossimetro o pulsossimetro. Questo piccolo dispositivo medico, molto facile da utilizzare, può risultare un alleato prezioso, nonché un vero e proprio salvavita per chi soffre di malattie respiratorie.
In caso di valori di saturazione al di sotto della norma, è indispensabile contattare immediatamente il proprio medico curante, il quale spiegherà come muoversi e stabilirà l’intervento e la terapia più adeguate, oppure recarsi prontamente al pronto soccorso.
In alcuni casi, la soluzione potrebbe essere data dall’ossigenoterapia e dai concentratori di ossigeno portatili, leggeri o ultraleggeri, in genere prescritti a quei pazienti che necessitano di apporto di ossigeno più volte al giorno, ma che non per questo devono rinunciare a una vita sociale completa e appagante
Cosa si intende con saturazione del sangue
Quando si parla di saturazione del sangue si fa riferimento a un parametro che valuta la percentuale di globuli rossi che, al momento della misurazione, trasportano ossigeno nel sangue. Si tratta, insomma, del quantitativo di emoglobina legata all’ossigeno.
Valori nella norma garantiscono il corretto apporto di ossigeno a tutto l’organismo, mentre valori al di sotto della media indicano un livello di ossigenazione insufficiente dell’organismo. Tale scarsità di ossigeno, detta ipossiemia, può pregiudicare in breve tempo il corretto funzionamento degli organi e la salute dei tessuti; per questo motivo, è importante essere in grado di rilevare rapidamente il problema.
Quali sono i livelli normali e quando preoccuparsi
In condizioni normali, il pulsossimetro rileva percentuali di ossigeno che possono andare dal 95% al 99%, mentre il 100% viene rilevato solo in rari casi, come la somministrazione di ossigeno tramite bombole e in presenza di iperventilazione. Se la misurazione indica valori inferiori a questi, è necessario prestare attenzione. In particolare, al di sotto del 90% si parla di ipossia grave ed è necessario contattare prontamente un medico o rivolgersi al pronto soccorso.
Un caso a parte è dato quando l’ossigeno viene misurato a persone che si trovano a 1600 m o più sopra il livello del mare. In questo caso, i valori normali possono scendere fino al 92%.
Saturazione bassa: i sintomi
I sintomi di una saturazione bassa variano in base alla gravità della situazione. In particolare, quando i livelli scendono al di sotto di una certa soglia, possono manifestarsi confusione mentale, cefalea, affanno (anche accompagnato da tosse) e cianosi. A questi sintomi potrebbero aggiungersi aritmie, accelerazione del battito cardiaco e aumento della pressione.
Le cause più frequenti
Le cause che possono portare a una riduzione dei livelli di ossigeno nel sangue sono numerose. Tra queste rientrano le malattie polmonari, come la polmonite e l’enfisema, le patologie cardiache, i traumi ai polmoni e l’anemia. Anche l’assunzione di alcuni farmaci può alterare la saturazione del sangue.